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sabato 11 aprile 2015

La ‘Madonna della Catena’ nella chiesa di San Silvestro al Quirinale: cenni sull’iconografia e sugli interventi di restauro

Si presume che la chiesa di San Silvestro al Quirinale sia stata fondata nel XII secolo, giacché l’edificio è menzionato per la prima volta nel Liber Censuum di Cencio Camerario con il titolo de Biberatica. L’ aspetto cinquecentesco della chiesa – che fu ricostruita nel 1524 e successivamente ampliata – è stato alterato dai lavori di allargamento e di abbassamento della via XXIV Maggio, avvenuti nell’Ottocento.
Nella seconda cappella a destra della chiesa si trova un’icona medievale raffigurante una Madonna con Bambino secondo l’iconografia della Virgo lactans
Icona raffigurante la Madonna della Catena - XIII secChiesa di San Silvestro al Quirinale, Roma.
La Vergine, dalla forma allungata e dallo sguardo fisso, campeggia su un fondo completamente dorato e indossa un manto blu che le copre anche il capo. Con una mano porge un seno al Bambino che indossa una tunica rossa e un manto dorato dalle caratteristiche pieghe ‘a pettine’. Un particolare interessante riguarda le aureole decorate, con croci   quella del Bambino e a rosette quella della Madonna, realizzate attraverso un’attenta e minuziosa lavorazione a rilievo con la tecnica dello stampo. Dei due angeli raffigurati in alto restano i busti con le vesti dagli ampi panneggi e le ali colorate. L’autore di questa icona ha saputo creare un abile gioco di luci e ombre, donando spessore al viso stilizzato della Vergine grazie all’uso di toni scuri sotto e sopra agli occhi, sul naso e sul mento e all’uso sapiente di linee bianche. La stessa tecnica, seppur in maniera lieve, è utilizzata anche per definire i contorni del Bambino.
Grazie a un documento risalente al 1650, è possibile conoscere le vicende di questa icona. Nel 1555  si trovava in una piccola cappella ad essa dedicata – probabilmente quella attuale – da cui, entro il 1581, è stata tolta per essere sostituita da un dipinto raffigurante l’Assunta. Sino al 1640 l’icona è rimasta nella casa dei religiosi per poi essere collocata sopra la porta della sagrestia. Da questo momento la devozione verso questa tavola divenne tale da convincere i padri a riportarla nella cappella ed è in questa occasione che fu realizzata una pala d’altare – che gli studi hanno attribuito a Giacinto Gimignani – con una nicchia in cui essa fu inserita. Tuttavia, il dipinto attuale è soltanto una parte di quello che doveva essere una tavola di notevoli dimensioni.; lo strato di pittura è stato in parte asportato, in modo da adattare il dipinto alla nicchia in cui, come si è detto, fu inserita.
Se l’iconografia è quella della Virgo lactans (o Galaktotrophousa nella tradizione bizantina), perché la tavola è detta della Madonna della Catena? Dietro questo nome c’è una vicenda, avvenuta nel XVII secolo, che vide un giovane perdere il senno e che per questo fu legato ai ceppi per due anni sino a quando guarì grazie all’intervento divino dell’immagine alla quale furono offerte come ex voto le catene. La denominazione ‘Madonna delle Catene’ compare per la prima volta nel testo di Bombelli, il quale associa il miracolo del giovane ad un passo dell’Antico Testamento.
L’iconografia del dipinto si rivela inusuale, soprattutto se si tiene conto della cronologia (soltanto a partire dal XIV secolo infatti,  in Occidente si diffondono tavole con questa iconografia[1]) e dell’area geografica. Nel Lazio, è possibile confrontare questa tavola con la Madonna della Cantina nel Museo Diocesano di Gaeta, risalente al XIII secolo, e la Madonna del Perpetuo Soccorso in Santa Maria dell’Auricola ad Amaseno).
Fu lo studioso Pietro Toesca a collocare per la prima volta la tavola nel XIII secolo, in particolare nei primi decenni mentre studi successivi hanno ipotizzato spostamenti cronologici. Iacobini infatti, la colloca tra gli anni Trenta e Quaranta, cogliendo inoltre delle somiglianze stilistiche con gli affreschi della cappella di San Silvestro nel complesso dei Santi Quattro Coronati.
Negli anni Settanta la tavola ha subito un intervento di restauro da parte di Gianluigi Colalucci con la direzione di Luisa Mortari. Furono applicate delle traverse scorrevoli metalliche per sostituire quelle originali in legno poste dietro la tavola. Fu poi effettuata una sverzatura a  causa delle cattive condizioni in cui versava il legno mentre per la pellicola pittorica – che risultava coperta da ridipinture e da sporco – si effettuarono pulitura, stuccatura e consolidamento del colore.
 Pietro Perrino

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Serena Romano, «La “Madonna della Catena” a San Silvestro al Quirinale», in Il Duecento e la cultura gotica, Milano 2012, pp.125-127, con bibliografia precedente.
[1] Sull’origine dell’iconografia della Virgo Lactans, gli studiosi mantengono aperta la discussione. Si suppone comunque, un’origine copta, bizantina ma anche italiana.


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