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martedì 8 dicembre 2015

Alcune rappresentazioni del mese di Dicembre nell'arte medievale (secoli XII-XIII)



Quello dei Mesi è uno temi enciclopedici più affrontati dall’arte medievale ma esso affonda le radici nell’Antichità quando, per rappresentare lo scorrere del tempo si utilizzavano elementi iconografici religiosi ma anche legati all’agricoltura e alle tradizioni popolari. Già nel mondo antico dunque il ciclo dei mesi ebbe una tale fortuna che condusse alla realizzazione di una cospicua produzione letteraria  che trattava proprio questo tema.
Molti di questi testi giunsero al Medioevo grazie al lavoro dei dotti delle cattedrali e dei conventi che nei loro scritti tramandarono il sapere antico: tra le opere dell’Antichità più celebri vi erano le Georgiche di Virgilio e i Fasti di Ovidio che costituiscono un preludio a quella che verrà chiamata poesia dei Mesi, molto sviluppata in epoca tardo-antica e che verrà ripresa in epoca carolingia ed ottoniana, caratterizzata da testi accompagnati da immagini raffiguranti i lavori agricoli legati a ciascun periodo dell’anno. Fondamentale per la definizione dell’iconografia dei mesi in epoca medievale è anche la Bibbia poiché in essa Dio è presentato come Chronokràtor e cioè creatore e ordinatore del Tempo e come colui che permette all’uomo di vivere con le semine e i raccolti, delineando così un rapporto particolare tra attività agricole e religione [1]. 

Sul piano strettamente iconografico, se nell’Antichità le rappresentazioni dei mesi erano caratterizzate da figure frontali, nel Medioevo invece prevarranno figure di profilo dedite all’attività agricola come quelle delle quattro stagioni che si trovano nel De Rerum Natura di Rabano Mauro nella versione illustrata redatta nell’Abbazia di Montecassino.

In questo post mostrerò alcune raffigurazioni del mese di Dicembre, citando alcuni esempi celebri.
Nell’intradosso del secondo arco del Portale Maggiore della Basilica di San Marco a Venezia si svolge uno dei più bei cicli dei Mesi e dei segni zodiacali, realizzato in bassorilievo nel 1230 circa. Il mese di Dicembre è raffigurato come un uomo barbuto intento a sgozzare un maiale che inutilmente cerca di liberarsi. Questa rappresentazione fa riferimento all’importanza che la carne rivestiva nell’alimentazione medievale soprattutto in inverno ma al tempo stesso rimanda a quella che è stata definita la “cultura materiale” del mondo agreste. Il Dicembre marciano inoltre è corredato dal segno del Capricorno raffigurato in alto a destra e da una scena piuttosto emblematica posta in alto a sinistra: si tratta del leggendario Basilisco che morde il seno di una donna che maliziosamente non sembra respingere il gesto. Questa scena è stata interpretata come allegoria della Lussuria che, insieme all’uso della carne, si pensava caratterizzasse in particolar modo il mondo agreste [2].



Il ciclo dei Mesi che si svolge sulla vasca inferiore della Fontana Maggiore di Perugia (realizzata tra il 1275 e il 1278 da Nicola Pisano insieme al figlio Giovanni) è costituito da bassorilievi dove ogni mese è rappresentato da due scene. Nel mese di Dicembre s’incontra di nuovo la scena dell’uccisione del maiale che qui si svolge in due fasi: nella formella a destra un uomo barbuto e vigoroso porta sulle spalle l’animale ucciso mentre gli si avvicina un cane che, scodinzolando verso il padrone, cerca di guadagnarsi un pezzo di carne; nella formella a sinistra invece compare il macellaio intento a sgozzare il maiale (si noti il particolare della bacinella dove si raccoglieva il sangue dell’animale) mentre in alto v’è il segno del Capricorno [3]. Come negli altri mesi della Fontana Maggiore, anche in questa raffigurazione si può cogliere la straordinaria abilità dello scultore nel ritrarre figure piccole  in movimento all'interno di spazi limitati in maniera realistica e naturale, senza forzature.



Il pavimento musivo della Cattedrale di Otranto (seconda metà del XII secolo) ospita anch'esso un ciclo dei mesi (collocato tra il Diluvio Universale e il Giardino dell’Eden), inseriti all’interno di dodici cornici circolari e abbinati ai Segni zodiacali. Anche qui il mese di Dicembre fa riferimento alla macellazione degli animali: in questa raffigurazione tuttavia oltre al maiale compare anche un grosso cinghiale che di fatto è l’animale che l’uomo è intento a sgozzare; si noti anche il centauro armato di arco che sta a simboleggiare il segno del Sagittario [4].




Per quanto riguarda invece la pittura un esempio di raffigurazione di Dicembre è quella del ciclo dei mesi dell’Aula Gotica, nel Monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma (gli affreschi sono da datare al quinto decennio del XIII secolo). Anche qui il tema scelto è quello della macellazione del maiale, scena che come a Perugia viene distinta in due fasi : al centro della scena v’è un uomo in ginocchio – purtroppo in stato frammentario – intento a immobilizzare l’animale impugnando un coltello con la mano destra per procedere allo sgozzamento. Sul fondo compare di nuovo l’animale, questa volta però appeso per le zampe posteriori a un’asta orizzontale in modo da essere squartato e quindi ricavarne i diversi prodotti alimentari. Vicino al maiale appeso compare la personificazione del mese, un giovane uomo elegantemente vestito con una veste rossa e un mantello chiaro fermato da una fibbia. L’uomo è assiso su un seggio  - sembra ricordare un imperatore romano (in questo ciclo anche le personificazioni di Gennaio e Agosto sono raffigurate in maniera frontale)  - e con la mano sinistra tiene uno scettro mentre con la destra sembra mostrare all’osservatore il muso dell’animale [5].




[1] M.A. Castiñeiras González, ad vocem Mesi in Enciclopedia dell'Arte Medievale, vol. III, Roma 1997, consultata on-line (http://www.treccani.it/enciclopedia/mesi_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/)




[2] G. Tigler, Il Portale Maggiore di San Marco a Venezia - Aspetti iconografici e stilistici dei rilievi duecenteschi, Venezia 1995, pp. 208-212.




[3] F. Vignaroli, Fontana Vivace. La Fontana Maggiore di Perugia (Le guide di Bellosguardo, 3), Firenze 2003.




[4] C.A. Willemsen, L'Enigma di Otranto: il mosaico pavimentale del presbiterio Pantaleone nella cattedrale, Galatina 1980, pp. 50-52.




[5] A. Draghi, Gli affreschi dell'Aula Gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una sotira ritrovata, Milano 2006, pp.. 175-176; S. Romano, Il Duecento e la cultura gotica 1198-1287 ca., Milano 2012, pp. 150-151.